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Salotto d’artista a cura di Soho House: Una lettera alla futura generazione di donne

  • Immagine del redattore: Mulieris Magazine
    Mulieris Magazine
  • 4 apr
  • Tempo di lettura: 4 min

Milano, 13 marzo 2025 – In occasione della Giornata Internazionale della Donna, il team CWH Milan di Soho House ha collaborato con Aya Mohamed e Jordan Anderson del board DEI di Soho House per presentare Salotto d’Artista, un evento esclusivo dedicato all’arte, al dialogo e alla creatività al femminile, ospitato nella prestigiosa Casa Fornasetti, cuore pulsante dell'attività creativa e di progettazione dell'Atelier milanese riconosciuto in tutto il mondo per la realizzazione di mobili e complementi d'alto artigianato. 



La serata si è sviluppata in quattro  momenti: una conversazione tra artiste - Mistura Allison, Claudia Amatruda, Sara Lorusso, Monia Ben Hamouda- mediata da Aya Mohamed, un aperitivo a cura di ospi.tiamo dove la tavola diventa una composizione creando un dialogo visivo tra forme audaci e una presentazione essenziale, una performance artistica legata a un testo scritto da Naomi Kelechi di Meo e un workshop di scrittura a chiusura dell’evento diretto dal team Mulieris.


Ognuna delle artiste coinvolte ha portato alla serata la propria ricerca e sensibilità, contribuendo a un dialogo articolato tra differenti linguaggi e prospettive. Tra queste, Mistura Allison esplora il rapporto tra pratiche artistiche transnazionali e curatela decentralizzata, mentre Sara Lorusso e Claudia Amatruda affrontano, attraverso la fotografia, tematiche legate all’identità, al corpo e alla rappresentazione di corpi non solo abili. Monia Ben Hamouda, invece, intreccia memoria e ritualità in un’indagine visiva che sfida i confini tra eredità culturale e sperimentazione contemporanea.   


Mistura Allison è ricercatrice, curatrice e storica dell’arte. È la fondatrice di ashikọ, una piattaforma di ricerca visiva ispirata all’Africa e alla sua Diaspora. Attualmente ricopre il ruolo di Curatrice e Project Coordinator presso Villa Romana a Firenze, dove si occupa di pratiche artistiche transnazionali con un focus sull’arte contemporanea e sull’evoluzione di metodologie per una curatela decentralizzata. Il suo lavoro si concentra su pratiche di ricerca che esplorano la pluralità delle produzioni visive e orali contemporanee della Diaspora.



Sara Lorusso è una fotografa e artista visiva nata a Bologna nel 1995. Fin da bambina è affascinata dalla natura e dalle creature che la abitano. E’ proprio nella casa di campagna della sua famiglia che ha iniziato a sperimentare con il mezzo fotografico. Studia fotografia a Bologna e successivamente si laurea all'Accademia di Belle Arti. Attraverso le sue immagini, cerca di esprimere il diritto di ognuno ad essere se stesso. Utilizzando la fotografia analogica, rappresenta la realtà con una luce soffusa, creando dialoghi intimi tra il suo corpo e quello degli altri—espressioni difficili da descrivere a parole. Da sempre sostenitrice della mancata rappresentazione della donna nella nostra società, nel 2019 co-fonda la rivista Mulieris. Ha esposto il suo lavoro sia in Italia che a livello internazionale. Nel 2022 pubblica il suo primo libro ‘’As a flower’’ con la casa editrice Witty Books.



Claudia Amatruda (1995, Foggia, IT) è un’artista visuale che vive e lavora a Bologna, IT. Il suo lavoro si concentra sulla rappresentazione del corpo attraverso la fotografia e le videoinstallazioni, affrontando tematiche sociali come la disabilità e con particolare attenzione al processo creativo, supportato dalla ricerca su testi scientifici e letterari. Nel 2019 ha pubblicato il libro fotografico Naiade, presentato attraverso conferenze in scuole e festival italiani per sensibilizzare sul tema delle malattie invisibili. Dal 2021 a oggi il suo progetto When you hear hoofbeats think of horses, not zebras viene esposto in Italia, Grecia, Francia, Olanda e Inghilterra. Nel 2022 vince la Menzione speciale per la sezione Fotografia Emergente del Premio Francesco Fabbri. Secondo Il Giornale dell’Arte è tra i 30 artisti under 30 del 2023 e produce opere NFT durante una residenza artistica di PhotoVogue x Voice.com. Nel 2024 ha esposto il suo progetto Good Use of my Bad Health al Festival Fotografia Europea di Reggio Emilia vincendo la menzione “Nuove Traiettorie” del Premio Luigi Ghirri.



Monia Ben Hamouda (1991, Milano, Italia) vive e lavora tra al-Qayrawan (Tunisia) e Milano. Si è laureata in Belle Arti presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. In passato ha ricoperto il ruolo di professore ospite presso la Hochschule für Bildende Künste di Dresda ed è stata membro della giuria al Filmmaker Festival di Milano. Seguendo il principio secondo cui ogni individuo è inestricabilmente legato al proprio albero genealogico e all’universo psicologico dei propri antenati, Ben Hamouda cerca di dominare le sue influenze in un panorama contemporaneo in continua evoluzione. Nata in una comunità musulmana e figlia di un calligrafo islamico, l’artista affronta e rielabora la propria eredità generazionale attraverso quello che definisce un processo sciamanico, creando opere che fungono da esorcismi gestuali delle aspettative imposte dalla tradizione e dal presente politicamente carico, traendo la loro forza dall’urgenza dell’espressione. Il suo linguaggio visivo, che si traduce in una vasta gamma di approcci formali, è intriso di simbologie culturali e religiose e di ritualità. La sua recente installazione Theology of Collapse (The Myth of Past) I-X, 2024 ha vinto il MAXXI BVLGARI Prize IV 2024.



Naomi Kelechi Di Meo, nata a Brescia, con origini nigeriane, etiopi, argentine e italiane, editor di oltreoceano.eu, dove cura contenuti sulla cultura e storia afroamericana ha presentato per l’occasione la lettura di un testo che esplora il legame tra femminilità e sfruttamento nell’Antropocene. (Trovate il testo completo qui)

Con le sue parole Naomi denuncia le aspettative sociali che impongono alle donne il ruolo di guaritrici e ricostruttrici in un mondo in crisi. Attraverso immagini potenti, mette in parallelo l’estrazione delle risorse naturali con quella dei corpi femminili, evidenziando come il patriarcato e il colonialismo persistono in nuove forme. Infine, propone un atto di rifiuto radicale: non più resilienza imposta, ma la libertà di lasciar crollare ciò che opprime per riscrivere il futuro. 



Ispirandosi al testo e all’invito di Naomi, Mulieris ha successivamente curato un momento di scrittura creativa intitolato “Parole generazionali”. 

Ai partecipanti è stato chiesto di scrivere una lettera da una generazione di donne a un’altra; “Cosa vuoi dire? Di cosa vuoi metterle in guardia? Cosa ti rifiuti di tramandare?Dopo la scrittura alcune delle persone tra il pubblico hanno letto ad alta voce il proprio testo, creando un momento intimo di condivisione all’interno della comunità.

“Salotto d'Artista” ha così offerto un'occasione unica di riflessione e condivisione, dove l'arte e le parole si sono intrecciate per raccontare storie di donne, di generazioni e di lotte comuni e non. 


La serata si è conclusa con un atto di speranza e di rinnovamento, un invito a rifiutare il passato che opprime e a riscrivere insieme il futuro. 








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