"Unfulfilled": una mappa di relazioni, desideri e assenze a cura di Domino Leaha
- Greta Futura
- Nov 3
- 5 min read
Nel suo primo libro “Unfulfilled” pubblicato da Blurring Books, Domino Leaha ci conduce in un viaggio che attraversa più di dieci anni di ritratti intimi, dal 2014 al 2024.
La fotografia non racconta solo i volti dei soggetti; artisti, musicisti, attori, amici, muse e amanti, ma la loro vulnerabilità, i desideri sospesi e le mancanze che abitano i legami più profondi. Domino nei suoi ritratti cattura non solo persone, ma soprattutto le emozioni che si generano nel rapporto con esse.
Il libro intreccia immagini e testi (con una poesia nascosta al suo interno) creando una conversazione delicata tra parola e visione. Le fotografie di Domino sono paesaggi emotivi, viscerali e sensoriali, in cui la luce, il colore e l’ombra diventano strumenti per esplorare la tensione tra bellezza e oscurità, desiderio e incompiutezza.
Ogni ritratto nasce da un incontro reale, da un atto di fiducia reciproca. Nei suoi soggetti la fotografa cattura un momento di apertura e imperfezione, dove l’essenza emerge senza difese. È in quella vulnerabilità che la fotografia diventa specchio: riflesso di una generazione divisa tra il desiderio di mostrarsi e il bisogno di nascondersi.
Unfulfilled è una mappa di relazioni, desideri e assenze. È un invito a osservare ciò che rimane invisibile, a riconoscere nella fragilità la forma più autentica della persona.
Attraverso i suoi scatti, Domino ci ricorda che l’incompiuto non è una mancanza, ma uno stato dell’anima: il luogo dove il senso profondo dell’essere umano continua a respirare.


Unfulfilled raccoglie più di dieci anni di ritratti, come è cambiato, in questo tempo, il tuo modo di intendere l’intimità e la vulnerabilità?
Non so cosa sia cambiato, forse in qualche modo sono cambiata io, sto crescendo e non vedo più quelle persone cosi in intimità e vicinanza come una volta, era tutto diverso. È triste ma la vita è cosi, le persone vanno e vengono e ho sempre e avrò sempre qualcosa di ognuno di loro dentro di me. Ho passato delle bellissime esperienze con queste persone ma ora l'intimità è una cosa che fa parte di me come persona, mi piace andare a scavare e non so per quale motivo la gente si spoglia facilmente davanti a me. Molte persone mi hanno chiesto come sia possibile ma penso che sia un dono, un qualcosa che hai dentro. Ho avuto l’onore di fotografare e passare tempo con queste persone che per me al tempo erano degli amori, delle inspirazioni, delle cose fragili ma bellissime. Delle volte avrei voluto essere loro, altre li avrei voluti possedere o possedere il loro corpo. Ho avuto delle sensazioni bellissime e diverse con queste persone, ho condiviso momenti indimenticabili con loro. Forse loro non sono più vulnerabili davanti a me e io lo divento, è per quello che diventa magico.


Il libro intreccia le tue immagini con testi scritti dai tuoi soggetti. Cosa ti ha spinta a includere
le loro voci nel tuo linguaggio visivo?
Il fatto che loro avessero la possibilità di dire quello che sentivano e provavano a distanza di tempo. Non ho paura di confronti e di critiche. Mi piace l’onestà, la profondità e anche la freddezza che hanno avuto. Barbara mi ha scritto dei messaggi dove mi paragonava ad un “Fuck boy” che va e non ti lascia nulla, privilege, uptight, daddy’s girl ect...
Si vede da quello che ha scritto che non siamo più unite ed è giusto che lei condivida quello che sente come io ho condiviso con voi questo mio pezzetto di vita di cui fanno parte anche persone che non mi appartengono più.





Il titolo Unfulfilled evoca una tensione tra desiderio e incompletezza. Cosa significa per te “Unfulfilled”?
Nel 2015 vivevo a Londra con un ragazzo che ho amato o pensavo di amare in quel periodo. Lui non era sicuro del suo amore per me, anche se vivevamo insieme e passavamo 24 ore insieme lui non era mai sicuro, c’era qualcosa in lui di spezzato e io l’ho capito solo dopo. La sofferenza mi portava e mi porta tuttora a buttarmi sui libri e sulle poesie. Quel periodo mi ero invaghita profondamente di alcuni sonetti di Shakespeare (141-147) che parlano di “amore non corrisposto", da li è partito tutto.... Ero sicura, avevo quel titolo in mente che avevo solo confidato a pochi; ”se e quando farò un libro di fotografia lo chiamerò Unfulfilled “ e cosi e stato, da quell’amore mai avuto indietro.


Hai lavorato tra Londra, New York e Los Angeles: come hanno inciso questi luoghi sulla tua visione?
In maniera diversa. New York mi ha indurito, vivere li nel 2013/2014 è stata durissima, è una città che ti rende forte e mentalmente indipendente. Trovo che le persone negli USA siano più aperte ad aiutare e credano di più in te e qualsiasi cosa tu voglia fare, non gli interessa da dove vieni, se tieni duro ce la fai, ma la cosa più dura è tenere duro mentalmente e fisicamente. Londra è come la mia seconda casa, mi sento al sicuro lì, mi sento rilassata anche se è una megalopoli ma diciamo che è quella dove mi sento più tranquilla. Quando vuoi puoi scomparire nei parchi e nelle zone più tranquille, perderti nelle vecchie e strette vie e camminare lungo il Tamigi sotto le stelle e sognare.
Los Angeles è la mia preferita, sono innamorata della California, sogno una vita lì, una stabilità e di un giorno potermi trasferire e rimanere lì. Mi fa anche paura perché è così lontana e anche così diversa e intensa. Però la luce che c’è lì, quella luce non l’ho mai trovata in altri posti...


Molti dei tuoi soggetti sono parte del tuo mondo più intimo: artisti, amici, amanti. In che modo l’intimità diventa una lente per esplorare identità, desiderio e vulnerabilità?
L’intimità c’era perché c’è sempre, viene naturale...C’era desiderio di immortalare il momento, di creare, di scoprire, di vedere, di passare il tempo, di giocare.


Credi che la fotografia possa essere un modo per guarire qualcosa dentro la relazione con l’altro?
No, credo che niente si possa guarire se non c’è la volontà e se non ci si conosce. La fotografia come tutti i media è un modo per documentare o creare qualcosa, ricordare momenti che non ci saranno più.


Nel contesto contemporaneo, dove tutto è visibile e condiviso, cosa significa per te mantenere uno spazio “privato” all’interno della tua pratica fotografica?
Lo spazio che creo è uno spazio che nasce da dei rapporti personali, i miei soggetti sono prima di essere “muse” persone che cerco di conoscere, approfondire e sentire nel modo più profondo che posso. Credo che in questo senso per quanto condiviso poi a un pubblico il mio lavoro rimanga privato e intimo.
Mi è capitato solo due volte di riuscire a fare foto a due persone di cui mi sono innamorata perché di solito l’innamoramento fotografico è diverso da quello che ho nelle relazioni. Se mi piace una persona e ho una relazione non riesco a scattare, ma è capitato anche questo e mi ha stupito perché non pensavo di riuscirci. Invece avevo l’urgenza di farlo. Essendo anche dipendente e ossessiva era diventato come un rito, più mi piacevano più dovevo fotografarli.

Consideri Unfulfilled come la chiusura di un ciclo o come l’inizio di una nuova fase della tua ricerca?
L’inizio di qualcosa che non conosco.

