Walk The Talk: Il collettivo di creative dove la rappresentazione diventa presenza
- Greta Futura
- 2 hours ago
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In un contesto culturale e sociale dove le voci femminili e le narrazioni marginali vengono spesso ignorate, nascere significa prima di tutto creare spazio.
Mulieris e Walk The Talk prendono forma proprio da questa urgenza: rivendicare presenza, abitare luoghi che sembravano non esserci e costruire comunità attraverso la propria voce e il proprio lavoro artistico. Entrambi i progetti nascono dall’assenza di spazio e, proprio per questo, scelgono di crearlo, non solo per sé, ma soprattutto per chi si riconosce nelle loro storie.

Abbiamo seguito, insieme a Nike con Shox Z, le ragazze di Walk The Talk per un giorno, tra i loro luoghi e i ritmi quotidiani. Nella collaborazione il messaggio si amplifica creando supporto e visibilità, opponendosi alla competitività della scena creativa e sociale. Lo spazio disponibile per minoranze e persone marginalizzate resta fragile e difficile da condividere. Spesso viene percepito come un privilegio precario, che potrebbe sfuggire o essere reclamato da altri, alimentando la sensazione che la propria voce e presenza debbano sempre essere difese. Se è necessario creare il proprio spazio quando non esiste, è altrettanto fondamentale essere in grado di condividerlo una volta ottenuto.
È da questa stessa necessità di spazio e di racconto condiviso che nasce il primo progetto video da cui prende forma il nucleo che oggi conosciamo come Walk The Talk. Un lavoro nato spontaneamente tra Milano e la sua periferia, che ha riunito Bianca, founder di WTT con Maya, Marzia, Bea e successivamente con Naji, Costanza, Beatrice, Greta e Vittoria.


Con tutte le loro contraddizioni, le ragazze di Walk The Talk non sono qui per piacere: scelgono di mostrarsi nella propria complessità, di esistere anche quando non corrispondono a un ideale di rappresentazione. È in questa tensione tra ciò che si mostra e ciò che si è che risiede l’essenza del loro nome. Il termine “Walk The Talk” nasce dal linguaggio colloquiale afroamericano e, diffusosi poi nel lessico politico e sociale, esprime l’idea di rendere le parole azione, incarnando concretamente ciò che si afferma. Il nome sintetizza l’intenzione del collettivo: trasformare il discorso in operato, la rappresentazione in presenza, camminare nello spazio che si rivendica, abitandolo con la propria voce e il proprio corpo.

Le ragazze di Walk The Talk portano con loro l’urgenza di raccontare il proprio vissuto, le proprie contraddizioni e il proprio linguaggio tramite diverse discipline artistiche. Il collettivo parte da un immaginario lasciato ai margini, soprattutto quando lo si osserva da un’ottica femminile: quello del rap, dell’hip hop, della strada e delle periferie. Non si tratta solo di immagine ed estetica, è una questione di presenza. Ancora prima di rappresentazione, è necessario oggi interrogarsi sul concetto di presenza. La questione non riguarda soltanto chi racconta, ma chi occupa effettivamente lo spazio del racconto. Essere narrate non equivale a essere presenti: la presenza implica agency, partecipazione, possibilità di incidere. Senza questa dimensione concreta, ogni forma di rappresentazione rischia di ridursi a un’immagine che “parla di noi” senza mai “parlare da noi”.

“La camera da letto è sicuramente uno dei luoghi più intimi nella vita di chiunque, quello in cui ti spogli sia dai vestiti che da ciò che gli altri si aspettano da te, soprattutto in quanto donna. È dove ti apri con le tue sorelle, dove ti schiacci in tre sul letto dopo aver fatto serata e, per Walk The Talk, dove sono nate tante delle idee per i nostri progetti. Abbiamo deciso di portarvi nel luogo dove abbiamo realizzato il nostro primo video, nella casa in cui abbiamo legato e costruito un pezzo della nostra identità, per sottolineare come la dimensione di scambio e confronto informale abbia valore umano e creativo.”


“Chi non è nato o non ha mai frequentato una zona popolare non può capire l’importanza dei palazzi che la costituiscono. Chi non ci vive li teme, non li capisce, li demonizza come fossero contenitori di un virus. Eppure la gente non comprende che in Barona, come in tutti i quartieri popolari, quel presunto virus ha in realtà il volto della signora che la mattina va al mercato, le braccia del papà che porta gli zaini dei figli tornando da scuola o le mani di Mimmo che da anni fa il kebab e la pizza per tutti. Quelle panchine, davanti al suo locale, rappresentano sia una fonte di ispirazione che un pezzo della storia del nostro collettivo.”


“Colonne è sempre stata criticata per la gente che la frequenta di sera, la movida è in continuo cambiamento così come le persone che frequentano Milano. Ma ci sono dei bar storici, che non hanno mai chiuso e che per tanti ragazzi rappresentano un pezzo della loro adolescenza. La Marcia è sicuramente uno di quelli: all’angolo tra Corso di Porta Ticinese e via De Amicis, rappresenta uno spaccato all’interno di una zona estremamente benestante, essendo anche uno dei pochi posti a Milano che ha deciso di non alzare i prezzi alle stelle. Che sia per fare pre-serata con le amiche o per bere un drink dopo un set, La Marcia rimane uno dei nostri punti di riferimento.”


Tra le stanze, i quartieri e i luoghi che attraversano, Walk The Talk prende forma nel gesto quotidiano: nei passi, nella comunità intorno a loro, nelle conversazioni, negli scatti rubati. È lì che il collettivo mostra la propria essenza a cui resta fedele, ricordando che non è qui per piacere, ma per abitare lo spazio e farlo parlare con la propria voce.
Creative Direction & Production: Studio Mulieris Client: Nike Sportwear Art Direction: Chiara Cognigni b2b Bianca Rivani
Production supervisor: Sara Lorusso
Production assistant: Marta Simili
Photo: Arianna Genghini
Video: Astrid Ciucanu
Dop: Francesco Mancini
Styling: Vittoria Santarelli
Styling assistant: Nicole B. Jones
Mua: Gaia Dellaquila
Hair: Giorgia Palieri